Cacciari: «Politico modesto, ma non c'è nulla di cui gioire»

Mercoledì 23 Luglio 2014
«Non lo sapevo». Massimo Cacciari, ieri pomeriggio, non era ancora aggiornato sugli ultimi sviluppi della vicenda giudiziaria di Giancarlo Galan, con il via libera votato dalla Camera all'arresto dell'ex governatore del Veneto. «É una cosa triste - commenta, a caldo, l'ex sindaco di Venezia, che da Galan fu anche sconfitto nelle lontane regionali del 2000 - Non sono cose di cui si può essere lieti. É il sintomo di una grande crisi politica, culturale, sociale. Solo gli idioti potrebbero rallegrarsi di una notizia del genere. Invece bisogna riflettere. Quando un uomo va in galera dispiace comunque. Ma quando in galera ci va un uomo politico significa che siamo di fronte a una crisi di sistema e questo è un fatto triste».
Galan aveva chiesto di essere sentito prima dell'arresto.
«Questi sono temi che riguardano il funzionamento della giustizia, un discorso vecchio di almeno quarant'anni. Prima di mettere in galera una persona, sarebbe sempre il caso di ascoltare le sue ragioni. Detto questo, si tratta comunque di valutazioni difficili da fare dall'esterno, la magistratura può avere le sue ragioni. Sono temi complessi e, lo ripeto, dall'esterno è difficile fare una valutazione».
Ma è stato giusto concedere l'autorizzazione a procedere da parte della Camera?
«Di questo non si può discutere adesso solo perché stavolta ad andare in galera è Galan. Qui siamo nel grande tema delle riforme di cui nel nostro paese si parla da sempre. Questa enorme montagna che ora ha partorito un topolino informe...»
Lei Galan lo ha conosciuto bene, siete stati anche avversari nelle regionali del 2000.
«Non c'è stato solo quello. Galan ha guidato il Veneto dal '95 al 2010. Praticamente abbiamo passato quindici anni insieme. É una persona molto leggera, culturalmente e politicamente, anche simpatica da un punto di vista umano, ma del tutto inconsistente come strategia politica. Negli ultimi cinque anni, va detto, abbiamo anche lavorato in accordo, se si toglie il capitolo Mose, che comunque non era affatto secondario. Eravamo in sintonia sui progetti per lo sviluppo dell'aeroporto, per il rilancio del Lido (che poi è andato in malora, ma questo a causa della crisi generale), per l'assetto degli ospedali. Su tante questioni c'è stata una collaborazione davvero intensa».
E il suo giudizio politico su Galan?
«Una figura di secondo piano, del tutto dipendente da Silvio Berlusconi. Aveva avuto la sua chance di uscire nel 2010 quando, entrato in collisione con la Lega, gli fu proposto di presentarsi alle regionali con una propia lista. Per questo aveva insistito anche Franco Miracco. Ma Galan non l'ha fatto perché é una persona modesta, consapevole dei suoi limiti. Direi una figura costituzionalmente di secondo piano, forse un buon gregario, ma io non l'ho sperimentato da questo punto di vista».
Ora è accusato di essere stato a libro paga del Consorzio Venezia Nuova.
«Non ho mai ragionato in politica in termini giudiziari. E non lo faccio adesso per Galan. So del mio dissenso con lui sul Mose, ma altro non posso dire».
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