Berlino in allarme per la manovra Bce: troppa

Martedì 9 Settembre 2014
Berlino in allarme per la manovra Bce: troppa
BRUXELLES - Le ultime mosse della Bce tengono ancora banco nel dibattito economico internazionale: la Germania si conferma scettica con l'allarme sull'eccessiva liquidità lanciato dal suo ministro delle finanze, Wolfgang Schauble, mentre il Fondo monetario internazionale plaude alle misure «che vanno nella buona direzione» e «aiuteranno le imprese». Anche il deputato della Cdu, Norbert Barthle, delegato al Bilancio del partito della cancelliera Angela Merkel, spiega i timori per la manovra Bce: «Non c'è dubbio che in questo momento la Banca centrale europea sia più vicina a Italia e Francia che alla Germania - dice - Perchè è in questi due Paesi che si denuncia che la politica del rigore faccia danni. Intanto però non vediamo dove Roma e Parigi stiano effettivamente risparmiando: il debito pubblico, in entrambi i Paesi, è molto alto, in aumento».
Nel frattempo il dibattito su investimenti e flessibilità entra in una fase cruciale: sabato a Milano si terrà l'Ecofin dove i ministri rifletteranno su come mettere le regole, come la clausola per gli investimenti, «al servizio della crescita», ha spiegato Sandro Gozi, sottosegretario agli affari europei.
Ma in primo piano c'è l'offensiva tedesca. «Credo che ci troviamo di fronte a troppa liquidità, piuttosto che il contrario. E ho dubbi che questo sia sostenibile», ha detto Schaeuble. Berlino, contraria a prendere misure subito, sarebbe stata colta di sorpresa dalle mosse di Draghi. Secondo un retroscena del Wall Street Journal, la Bundesbank ha ricevuto i documenti preparatori sul piano di acquisti Abs solo il mercoledì, ossia alla vigilia della riunione del board Bce, «costringendo il presidente della Banca centrale tedesca, Jens Weidmann, ad interrompere la vacanza con la famiglia». Per la Bundesbank «tutta questa fretta non era necessaria», Weidmann ed altri membri del Consiglio direttivo «avrebbero preferito avere più tempo per valutare l'impatto delle misure messe in campo a giugno» prima di vararne altre, scrive il giornale Usa.
Intanto a luglio la locomotiva tedesca è ripartita alla grande, mettendo a segno un nuovo record. In quel mese le esportazioni di Berlino hanno raggiunto la cifra di 101 miliardi di euro. Nonostante le crisi internazionali in Ucraina e in Medio Oriente, il volume dell'export è salito a luglio dell'8,5% annuo e del 4,7% mensile. Meglio del previsto. L'export tedesco è esploso soprattutto verso Paesi Ue che non sono nella moneta unica (+15,9%, per 21,4 miliardi di euro). Nell'eurozona la crescita è comunque stata significativa (+6,2%, per 35,5 miliardi di euro), mentre sono calate dello 0,5% le importazioni (34,7 miliardi di euro).
La lieve flessione dell'economia della Germania nel secondo trimestre (Pil -0,2%), unita ai ripetuti cali dei maggiori indici delle aspettative di imprese e investitori, aveva fatto trattenere il fiato a molti in Europa e oltre: si temeva che senza il traino tedesco la ripresa sarebbe stata ancora più lenta. Invece gli ultimi dati smentiscono le previsioni più fosche. Anche se permangono gli squilibri nella bilancia commerciale già criticati dalla Commissione Ue: nel mese da record di luglio, le importazioni sono calate dell'1,8% mensile, pur crescendo dell'1% annuo, e producendo un attivo commerciale di 23,4 miliardi di euro, con 21,7 miliardi di surplus delle partite correnti. "La Germania dovrebbe aumentare il consumo interno, favorendo così le importazioni dai Paesi vicini dell'eurozona", ripetono i governi di molti Paesi europei. Inutilmente, fino ad oggi.

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