«Serietà, non austerità» Parigi si ribella alla Merkel e spara il deficit al 4,4%

Giovedì 2 Ottobre 2014
BRUXELLES - La sfida all'austerità e al "metodo Merkel" per risanare i conti pubblici è ufficialmente partita, per mano della Francia che si ribella contro Bruxelles e contro nuovi sforzi per riportare il deficit sotto controllo.
Da Berlino la reazione è immediata: «I Paesi devono fare i loro compiti per il loro benessere», replica la cancelliera Angela Merkel, rimettendo subito al loro posto quei paletti che Parigi vuole mettere da parte. E mentre si avvicinano gli esami Ue sulle leggi di stabilità, sull'Italia e il suo rinvio del pareggio di bilancio si accendono i riflettori: «Gli impegni presi vanno rispettati», ricorda il portavoce del commissario agli affari economici Jyrki Katainen.
«Non chiederemo ulteriori sforzi ai francesi. Perché il governo adotta la serietà di bilancio per rilanciare il Paese, ma rifiuta l'austerità», ha detto dal canto suo il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, confermando la revisione al rialzo delle stime del deficit al 4,4% per il 2014 e 4,3% per il 2015, con il ritorno sotto il 3% solo a fine 2017. Tutto, spiega Sapin, per colpa della cattiva congiuntura economica e non del Governo. La seconda economia della zona euro è quindi costretta, per la terza volta, a chiedere a Bruxelles un nuovo rinvio sugli obiettivi di risanamento.
Una decisione che non piace a Berlino: «I Paesi devono fare i loro compiti per il loro benessere, il patto di stabilità e crescita si chiama così perché non può esserci crescita sostenibile senza finanze solide», ha detto la Merkel preoccupata perché «non siamo ancora al punto in cui si possa dire che la crisi è alle nostre spalle». Ancora più duro il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: «La Francia, come altri Paesi, deve lavorare più duramente» perché «deve rispettare le regole del Patto di stabilità, riguadagnare competitività, rendere flessibile il mercato del lavoro», ha detto in un'intervista, criticando il fatto che Parigi «ha avuto due anni in più quando quando a noi ne hanno dato uno solo», e nonostante questo non è riuscita a fare gli aggiustamenti di bilancio, pur graduali, che servivano. E avverte che sul governo di Hollande, chiamato a prendere misure sia sul fronte riforme che bilancio, «la pressione sta salendo», anche perché misure analogamente «difficili» sono state prese da «molti Paesi più piccoli» e quindi un simile sforzo «potrà farlo anche un Paese grande come la Francia», ha concluso.
La sfida francese è destinata a riaprire il dibattito su rigore e flessibilità che negli ultimi mesi si era spento date le posizioni ancora troppo distanti in Europa e l'impossibilità di arrivare ad una visione unica su una nuova interpretazione della disciplina di bilancio.

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