Rissa nell'ex ospizio di Santa Marta,
arrestato dissidente russo di Voina

Giovedì 31 Luglio 2014
Foto da airtribune.com
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VENEZIA - È stata una rissa con alcuni amici a far scattare i controlli della Digos su Oleg Vorotnikov, il leader del movimento artistico di strada Voina, avversario del presidente Vladimir Putin, che si trova in carcere a Venezia. Gli agenti hanno così scoperto che l'uomo era nella lista dei ricercati dell'Interpol dal 2011 per una condanna definitiva emessa in Russia per una aggressione.



Vorotnikov è stato bloccato nel capoluogo lagunare per una zuffa violenta con le persone che lo stavano "ospitando" nell'ex ospizio occupato di Santa Marta, frequentato da elementi vicini agli anarchici. Durante la rissa l'uomo sarebbe stato visto imbracciare un'accetta contro una porta. Sono stati alcuni testimoni a far intervenire gli agenti, che hanno accompagnato il russo in ospedale, dove gli sono state riscontrate lesioni al volto guaribili in 10 giorni.



Successivamente all'identificazione e alla scoperta che sulla sua testa pendeva un mandato di arresto internazionale, è stato condotto nel carcere di Venezia.



Inatnto l'associazione di artisti russi Voina, nota per le sue azioni per i diritti civili e contro il governo Putin, ha lanciato un appello sul sito di petizioni change.org per chiedere la liberazione di Oleg. L'associazione chiede che non sia estradato in Russia. «Tre giorni fa a Venezia, Oleg Vorotnikov, membro del collettivo artistico Voina, è stato picchiato violentemente nel corso di una lite - si legge sulla petizione -. Sul posto è arrivata la Polizia che ha deciso per il fermo. I Voina sono conosciuti per le loro azioni artistiche che hanno sempre criticato l'autoritarismo, l'omofobia, l'uso della religione come strumento di persecuzione politica e la restrizione della libertà di parola e di opinione.
Sfortunatamente Oleg è stato identificato come l'oggetto di un mandato di cattura internazionale, arrestato e portato alla prigione di Venezia, è ora in attesa che cominci la procedura di estradizione. Non vogliamo che la giustizia italiana rimandi Oleg in Russia e chiediamo la sua immediata liberazione - prosegue l'appello - Oleg e la sua famiglia furono costretti a lasciare la Russia a causa di una violenta repressione politica, diversi membri di Voina furono fermati o arrestati perché le autorità russe non tolleravano il messaggio di libertà veicolato attraverso la loro arte. E la Russia non è certo nuova alla repressione degli artisti e della libertà di opinione. È dunque chiaro che Oleg non affronterà nessun "giusto processo" se verrà rimpatriato
».
Ultimo aggiornamento: 14:53

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