Il “salva Venezia” di Daverio:
«Capitale d'Europa con fondi Ue»

Domenica 14 Settembre 2014
Il “salva Venezia” di Daverio: «Capitale d'Europa con fondi Ue»
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VENEZIA - Il capoluogo come terza capitale europea, sede di un parlamento che inizia a guardare al Mediterraneo tornando alla culla della sua diplomazia. La Serenissima ha tutte le carte in regola per sfidare il suo mero sfruttamento turistico candidandosi a capitale europea tra Bruxelles e Strasburgo: da un destino segnato dal decadimento a punto strategico, politico e diplomatico nella panoramica mondiale.

A lanciare la provocazione è il critico d’arte e presentatore televisivo Philippe Daverio, da oggi alle redini del Grande museo del Duomo di Milano come nuovo direttore artistico (la nomina sarà ufficializzata porpiro il 15 settembre, nell’ambito delle attività programmate in vista di Expo 2015). E ieri a Venezia, durante la presentazione del suo ultimo libro “Guardar lontano Veder vicino” nella cornice dell’Abbazia di San Gregorio alla Salute, Daverio si è lasciato andare dapprima ad alcune risposte spiritose al pubblico, seguite da alcune riflessioni terminate in una sfida lanciata come un sasso che spera d’esser raccolto.

«Tra un po’ dovrete eleggere un nuovo sindaco – ha detto Daverio ai veneziani - l’ultimo lo avete perso in acqua. Può capitare, sapete, in una città come Venezia, ma allora perché non cogliere oggi l’occasione per proporsi, dopo Strasburgo e Bruxelles, come terza capitale europea?».

È nello stile del critico, mai banalmente divulgativo, affrontare i fenomeni complessi secondo un metodo d’indagine che è ormai il suo marchio di fabbrica, il “metodo Daverio” a cui si ispira anche la sua ultima opera: guardare da lontano e accostarsi per vedere da vicino. E ieri, dalle opere d’arte e dagli artisti del Rinascimento, l’analisi si è trasferita alla città di Venezia.

Venezia deve essere salvata?

«Venezia non deve essere salvata ma “ridestinata”, perché i luoghi senza destino non possono essere salvati. La città ha tutte le carte in regola per essere la nuova capitale europea del Mediterraneo».

Con l’arrivo dei parlamentari europei in laguna.

«Certo, per strapparla al suo “turisdromo” occorre dare alla Serenissima un futuro che abbia la consistenza del suo passato. I parlamentari guadagnerebbero la buona cucina italiana (ride...) e noi riconquisteremmo ciò che Venezia aveva per prima secoli addietro ma oggi ha perduto».

Venezia non è riuscita a diventare capitale europea della cultura anche per le problematiche strutturali con cui deve fare i conti ogni giorno, e quelle problematiche continuano ad esser presenti.

«Diciamocelo, per il restauro e per la ridestinazione ciclopica di cui necessita la città, gli italiani non troveranno mai i soldi. Questo è certo purtroppo. L’Italia, però, ha un credito storico con l’Europa e sarebbe ora di iniziare a bussare e farsi sentire partendo proprio da Venezia».

Quale credito?

«Diciamo che da sempre il nostro Paese offre “10” all’Europa, per fare un esempio, ma riceve indietro “8”, al contrario di altri paesi come la Germania che danno “10” e vedono tornare “23”. Il motivo di tale abisso è dovuto a un indebolimento della nostra classe politica e dalla povertà di proposte e progetti europei».

Quindi, la laguna tra Bruxelles e Strasburgo sede di un ulteriore parlamento europeo?

«No, sarebbe la prima capitale europea che guarda al Mediterraneo e riporterebbe l’attenzione a questa parte d’Europa, dando alla città una nuova freschezza e vivacità diplomatica con cui tornerebbe a vivere e respirare».

© riproduzione riservata
Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 06:54
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