Anziana uccisa a coltellate, la vicina
indagata: «Basta, io non c'entro nulla»

Mercoledì 6 Febbraio 2013
Lida Pamio, la vittima, e il condominio dove è avvenuto il delitto (ar
VENEZIA - Basta, io non ne posso pi. Non ho mai litigato, mai. Non sono cose vere. Non ho fatto nulla. Si devono vergognare. Accetta di parlare, per poco, soltanto per difendersi, per ribadire che Lida Taffi Pamio, l’inquilina con cui condivide lo stesso pianerottolo, non l’ha uccisa lei.



Qualche frase, pronunciata in dialetto, con voce stentorea, a tratti seccata o forse esasperata. Di essere sospettata dell’omicidio della donna 87enne, ammazzata nell’appartamento accanto al suo nel palazzo di via Vespucci a Mestre lo scorso 20 dicembre, la cinquantenne operatrice socio-sanitaria lo ha saputo una decina di giorni fa, quando gli investigatori le hanno bussato alla porta con in mano il verbale di sequestro di un paio di pantofole, di alcuni capi di vestiario e di due o tre spugnette che si utilizzano per pulire. Si tratta di materiale sul quale il magistrato che conduce l’inchiesta ha richiesto alla biologa Luciana Caenazzo un supplemento di analisi allo scopo di individuare delle tracce ematiche che possano dare una svolta decisiva alle indagini.



Ovvero provare che la ricostruzione del delitto, formulata dalla procura, non sia una mera ipotesi, bensì il resoconto veritierio di quanto accaduto. Ovvero che a scatenare il raptus possa essere stato l’ennesimo litigio fra dirimpettaie ricondotto ad alcune piante in vaso della vittima - tuttora vicino all’uscio dell’abitazione che è ancora sotto sequestro - tenute malamente, senza raccogliere le foglie secche dal pavimento. Una cosa "intollerabile" per una maniaca della pulizia e dell’ordine come verrebbe descritta l’indagata in tale contesto dagli stessi inquirenti. E poi ci sarebbero, sempre secondo gli inquirenti, delle vecchie ruggini risalenti a quando Lida faceva le funzioni di amministratrice di condominio.



«Che questa possa essere una delle tante supposizioni prese in considerazione - commenta il legale della donna, l’avvocato Alessandro Doglioni - ci può anche stare, ma che sia la verità storica ce ne passa. A oggi prove non ne sussistono altrimenti si dovrebbe per lo meno procedere con qualche misura cautelare. Non so se domani lo scenario cambia perché il magistrato dispone di elementi di cui io non sono a conoscenza. Ciò che ribadisco - continua il legale - è che la mia cliente è troppo mingherlina, minuta, per avere la forza di ammazzare una persona con quella furia e con quella ferocia che ho appreso da alcuni organi di stampa, visto che mi risulta che il medico legale Antonello Cirnelli non ha ancora depositato la perizia. Nell’abitazione della vittima non è mai entrata se non parecchi anni fa per consegnare il denaro per le spese condominiali». A suffragare il lavoro svolto finora per dare un nome e un cognome a chi ha massacrato Lida con un decina di coltellate, tentando anche di strangolarla e soffocarla, ci sarebbero delle intercettazioni che tradirebbero sia l’autore che il movente.
Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 01:54

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