Vitalizi d'oro, Trento rivuole indietro
milioni dagli ex consiglieri regionali
Il caso: 462mila euro da Delladio

Mercoledì 17 Settembre 2014 di Diodato Pirone
Mauro Delladio, ex consigliere trentino
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TRENTO - Chissà la faccia che ha fatto. Sarebbe impagabile disporre di un selfie di Mauro Delladìo (si pronuncia con l’accento sulla ”i”) scattato dopo l’apertura della raccomandata che gli ha chiesto la restituzione di 462.684,26 euro.



A chi può capitare una disavventura del genere di questi tempi? Risposta facile: ad un consigliere regionale. Si, perché Delladìo, un impiegato della Telecom di 57 anni con diploma dell’Istituto industriale, ex leghista passato a Forza Italia, è uno dei 20 consiglieri regionali trentini ai quali la Regione ha inviato in questi giorni una letterina pesantisima: un decreto di ingiunzione per centinaia di migliaia di euro.



E perché la Regione spara bordate di questo calibro contro i suoi ex consiglieri? Semplice anche questa risposta: perché intende tagliare i vitalizi. Le lettere di ingiunzione stanno partendo perché, ufficialmente, gli incredibili vitalizi dei consiglieri regionali trentini sono stati calcolati male. In realtà perché da mesi nella Regione è in atto una sorta di sollevazione popolare contro ”vitalizi di platino” che ha costretto l’ente a rifare i conteggi sulla base di una nuova legge con nuove regole decisamente più sobrie.



LA PRIMA VOLTA

Risultato? Per la prima volta in Italia una Regione ha rotto il tabù del “diritto acquisito” di quelli che sono pur sempre pensionati, sia pure a 48 carati. E ha deciso di farsi restituire i soldi troppo generosamente concessi in passato. I colpiti sono ben 127 consiglieri che in tutto dovrebbero restituire alle casse regionali la bellezza di 29 milioni di euro. In media si tratta di una somma incredibile considerando che stiamo parlando di pensioni: 228 mila euro a cranio.



I 20 che hanno già ricevuto la micidiale raccomandata sono i primi di un gruppo di 87 ex consiglieri che nel frattempo continuano a ricevere un ”piccolo” assegno mensile come vitalizio e che hanno maturato per la loro pensione cifre complessive iperboliche. Delladìo, consigliere dal 1993, avrebbe diritto addirittura a 1.322.948,29 euro netti complessivi (l’anticipo da restituire fa parte di questa somma). Nel giro di un mese la Regione chiederà a questi 87 privilegiati la restituzione di somme che hanno già incassato, poiché la vecchia legge consentiva di trasformare parte del capitale maturato in una maxi-liquidazione da incassare tutt’assieme, a condizioni di tale favore che la magistratura ha aperto un’inchiesta penale.



Agli 87 politici ”d’oro” si aggiungono altri poi altri 40 politici trentini e sudtirolesi (sui vitalizi non c’è alcuna differenza etnica o linguistica fra le due comunità) che sono ancora consiglieri o sono parlamentari o non hanno ancora i 66 anni necessari (con la nuova legge) per ricevere il vitalizio mensile ma che hanno già usufruito della possibilità di ritirare la maxi-liquidazione, privilegio previsto dalla vecchia legge-scandalo. Anche per loro scatterà la richiesta di restituzione ma con regole differenti che saranno stabilite il 24 settembre.



Se nella maggior parte dei casi i personaggi coinvolti nel caso sono sconosciuti a chi non vota nelle province di Trento e di Bolzano, alcune facce sono note anche a livello nazionale. Fra i 20 già raggiunti dall’ingiunzione c’è ad esempio Luis Durnwalder, per molti anni presidente della Provincia di Bolzano che, com’è noto, prevedeva per il suo numero uno uno stipendio annuale superiore a quello previsto per il presidente degli Stati Uniti. Durnwalder dovrebbe restituire quasi 190 mila euro.



Cifre ben superiori dovrebbero essere chieste a personaggi come Eva Klotz, tutt’ora consigliere a Bolzano e rappresentante di un partito che sostiene il passaggio del Sud-Tirolo al Tirolo austriaco, che dovrebbe essere chiamata a restituire 435.000 euro. E 572.000 euro è la somma che potrebbe essere richiesta all’ex presidente regionale Lorenzo Dellai, oggi esponente di spicco dell’area centrista nella Camera dei Deputati. Un’altra faccia nota al di fuori del Trentino è il senatore leghista Sergio Divina che risulta aver ritirato dalla Regione un assegno di 355 mila euro come anticipo del suo supervitalizio ormai fuori legge.



I RISCHI

Ma davvero il Trentino-Alto Adige riuscirà a mettere il sale sulla coda ai suoi viziatissimi ex-consiglieri? Difficile dirlo. Si annunciano ricorsi a valanga, ma intanto nessun consigliere imbocca una strada prevista dalla nuova legge: la rinuncia alla maxi-liquidazione e la sua trasformazione in assegno mensile.



La strada del possibile ricorso unisce gli ex consiglieri del Trentino-Alto Adige a quelli lombardi. Anche la Lombardia, infatti, sta per varare per legge una riduzione dei vitalizi. La strada scelta dal consiglio regionale lombardo è quella del contributo di solidarietà, una tassa insomma, che in alcuni casi arriverà a sfiorare i mille euro mensili. Contro questa legge (che sarà votata a ottobre) l’associazione degli ex consiglieri regionali lombardi minaccia un ricorso per incostituzionalità. Successivamente la palla passerà al Lazio dove entro ottobre dovrebbe essere approvata una legge regionale che, tra l’altro, ricalcolerà, tagliandoli, i vitalizi oggi in pagamento. Vitalizi che sono i più ricchi d’Italia poiché nel loro calcolo non era inserito solo lo stipendio ma anche la diaria che serviva per ”coprire” le spese d’alloggio e dei ristoranti.
Ultimo aggiornamento: 14:46

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