Venetisti scarcerati: «Chiederemo
i danni per l'ingiusta detenzione»

Sabato 19 Aprile 2014 di Giuseppe Pietrobelli
Rocchetta dopo la liberazione
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VENEZIA - Dopo la soddisfazione per le scarcerazioni dei venetisti, che potrebbero portare a cause per ingiusta detenzione, è il giorno della cautela. Anzi, della previsione che, nonostante il Riesame di Brescia abbia demolito l’ipotesi di associazione eversiva dell’ordinamento democratico, la Procura non mollerà l’osso. E quindi non rinuncerà a coltivare l’azione penale verso promotori e aderenti di "Alleanza", il gruppo che si proponeva la secessione del Lombardo-Veneto. Lo temono i difensori degli imputati, in attesa delle motivazioni che faranno capire le prospettive che prenderà l’inchiesta che il 2 aprile aveva portato all’arresto di 24 persone. Un vero blitz dei carabinieri del Ros, a conclusione di accertamenti che andavano avanti da un paio d’anni.

I RISARCIMENTI. I venetisti non dovevano essere arrestati. L’esclusione «della gravità indiziaria» per il reato associativo non lascia margini a dubbi. Quanto valgono 16 giorni di ingiusta detenzione? «Il risarcimento è uno dei nostri obiettivi, perchè gli indagati sono stati sottoposti a isolamento duro» ammette l’avvocato Luca Pavanetto di S. Donà di Piave che difende, tra gli altri, Lucio Chiavegato, capo dei "forconi". «Per eventuali richieste bisogna attendere una sentenza definitiva di assoluzione nel merito» spiega l’avvocato Fabio Pinelli, difensore di Franco Rocchetta. E comunque si attende l’eventuale ricorso della Procura di Brescia in Cassazione contro la decisione del Tribunale della libertà.

L’AZIONE PENALE. I legali non si fanno illusioni. «La Procura ha privato 24 persone della libertà, lo stesso Pm è venuto a discutere di fronte al Riesame. Difficile pensare che ora rinunci ad esercitare l’azione penale, anche se devono fare i conti con un’ordinanza che li ha demoliti» è la convinzione dell’avvocato Pinelli. «Non dimentichiamo che è comunque un’inchiesta costata qualche milione di euro, con 30 mila intercettazioni ambientali e telefoniche» avverte l’avvocato Pavanetto. Insomma, i legali fanno capire che difficilmente il colpo inferto al castello delle accuse fermerà la Procura di Brescia. Impossibile dire ora se si arriverà a una richiesta di rinvio a giudizio.

LA COMPETENZA. Chi continuerà l’inchiesta, dopo che il Riesame ha dichiarato «l’incompetenza territoriale del Tribunale di Brescia in favore del Tribunale di Padova per tutti i reati contestati»? In realtà dovrebbe essere Rovigo, sotto la cui giurisdizione cade Casale di Scodosia, dove fu costruito il Tanko, considerato dall’accusa un’arma da guerra. Per la sua realizzazione cinque persone sono ai domiciliari. Anche il filone del reato associativo potrebbe finire in Veneto. Ma non è detta l’ultima parola.
Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 08:59

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