Venezia. Scuola, la crisi demografica si fa sentire: iscrizioni in calo, 1.720 studenti in meno

L'Ufficio scolastico regionale conferma il numero di docenti a disposizione

Lunedì 13 Maggio 2024 di Filomena Spolaor
Aula

VENEZIA - La crisi della denatalità pesa anche a Venezia, terza provincia dopo Treviso e Vicenza a soffrire della contabilità demografica. Il prossimo anno scolastico è in rosso di 1.720 allievi rispetto al precedente, ma l'Ufficio scolastico regionale conferma il numero di docenti a disposizione: sono 7.942, di cui 83 in deroga, ossia assegnati anche se i numeri non c'erano.

Si tratta della definizione dell'organico di diritto, sulla base degli alunni e del contingente assegnato dal Ministero dell'Istruzione. Per ogni istituzione scolastica sono state stabilite la quantità e la tipologia di cattedre e posti, destinati al personale docente necessario allo svolgimento delle attività didattiche, salvi i successivi aggiustamenti sul fatto. Pur in una fase demografica critica, migliora il rapporto tra alunni e docenti a favore della "qualità" dell'insegnamento.

Meno studenti ma gli insegnanti restano gli stessi

Sul territorio regionale si doveva arrivare a 46.994 docenti in organico di diritto per il prossimo anno scolastico. Così è stato alla scadenza del 18 aprile: solo una cattedra è rimasta scoperta a confronto del 2023/2024, quando i posti dei docenti erano 46.995. Un tassello "coerente" per la pianta organica del prossimo avvio, anche se è il bilancio demografico a preoccupare. I dati forniti dall'ufficio scolastico regionale tracciano una perdita di -1.720 allievi: la maggiore riguarda quelli della primaria, con una diminuzione di -723 studenti; -469 sono quelli della scuola secondaria di primo grado, - 230 di secondo grado, - 298 quelli della scuola dell'infanzia. Prima di Venezia ci sono Treviso, che subisce una perdita di -2.456 allievi e Vicenza che segna 1.773.

Per quanto riguarda i docenti in organico di diritto, sono diminuiti di cinque unità rispetto all'anno scorso: i posti sono 7.942 e 83 sono stati riconfermati, anche se i numeri non erano sufficienti. Nonostante la diminuzione degli alunni, il salvataggio in deroga ha cercato di preservare la qualità dell'insegnamento anche se le classi possono essere più piccole. Su 3.867 posti di potenziamento a livello regionale, ne sono stati assegnati 583 a Venezia, di cui 19 (il numero più alto rispetto alle altre provincie) alla scuola dell'infanzia. Distribuiti anche i posti di sostegno: 8.106, di cui 1.309 alla provincia di Venezia.

Gli effetti della crisi demografica

«Nonostante la crisi demografica non riduciamo il numero dei docenti - dichiara Marco Bussetti, direttore dell'ufficio scolastico regionale -, che resta stabile, migliorando così il rapporto alunni-docenti e la qualità della nostra scuola veneta». Nei prossimi mesi si procederà con la definizione dell'organico di fatto. In questa seconda fase si terrà conto del trasferimento di alunni da una scuola all'altra, della rettifica nelle iscrizioni, di richieste di insegnanti di sostegno in deroga al numero fissato nell'organico di diritto, dei posti nelle istituzioni ospedaliere e carcerarie, di quelli per progetti speciali come il recupero della dispersione scolastica. Per la seconda fase saranno disponibili 1.471 posti, di cui 231 in provincia di Venezia, e molti sono ancora da assegnare. «In linea con i tempi che il Ministero ci ha dato, gli organici sono pronti» ribadisce Bussetti. Un'osservazione che quest'anno apprezzano anche i presidi, che consentirà una maggiore velocità per le successive operazioni e trasferimenti. «Nonostante la riduzione consistente del numero di alunni - commenta Luigi Zennaro, presidente dell'associazione provinciale dei presidi -, il Ministero ha fatto lo sforzo di non diminuire in modo consistente il numero di docenti. Dal punto di vista demografico, il dato del calo della scuola dell'infanzia è preoccupante, ma lo sono anche i numeri della primaria e della scuola media, se consideriamo il numero di alluni mancanti all'anno. Sento che molte scuole paritarie sono in difficoltà». 

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