Veneto Agrifood, Montedoro (Coldiretti): «Regole chiare in difesa dei nostri primati»

La tutela dell'autenticità garantisce i consumatori. E sul Prosecco: siamo ormai a 700 milioni di bottiglie per un fatturato di 1,7 miliardi: la produzione non può essere omologata

Mercoledì 15 Maggio 2024 di L. P.
Marina Montedoro, Presidente dell' Associazione per il Patrimonio delle Colline UNESCO del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, oltre che Direttore di Coldiretti del Veneto col direttore Roberto Papetti

PADOVA - Quasi 850 mila ettari nei quali trovano attività 8.500 aziende. Davvero impressionante lo score delle aziende agricole venete che costituiscono parte così rilevante della filiera nazionale dell'Agrifood, da assorbire da sole 20 miliardi dei 62 complessivi legati all'esport del settore. La notizia della definitiva messa al bando del "prosek", la versione "italian sounding" del Prosecco, suona finalmente come un riconoscimento del lavoro dei produttori che hanno difeso tenacemente il loro approccio con la tradizione ed il territorio. Davvero soddisfatta insomma Marina Montedoro, Presidente dell' Associazione per il Patrimonio delle Colline UNESCO del Pr apevole soprattutto dell'importante ruolo svolto dal Regolamento dell'Unione Europea per la tutela della produzioni nella difesa e promozione della "doc economy". «Un ruolo importante nel felice esito di questo lavoro - esordisce -va attribuito fra gli altri anche all'ex ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro. È grazie a questa norma che i produttori sono tutelati.

E sono finalmente in grado di portare con maggiore serenità e consapevolezza quanto è frutto del loro lavoro al consumatore. La tutela dell'autenticità, rende insomma il territorio e la peculiarità produttiva un valore aggiunto e caratterizzante per il territorio».

Molto tuttavia resta da fare, soprattutto in termini di politiche governative a difesa del "nome italiano".
«Uno degli ambiti di intervento sottolinea ancora Marina Montedoro è una più attenta definizione del codice doganale. La Coldiretti non dimentica ad esempio i presidi organizzati alla frontiera del Brennero, per controllare i prodotti provenienti dall'estero, e destinati all'Italia per acquisirvi l'etichetta nazionale. È giusto che il consumatore scelga in libertà. Ma deve essere altrettanto importante che questa scelta avvenga conoscenza chi è il produttore e qual è il territorio».

IL PROSECCO 
Nell'affermazione di questa specificità il Prosecco ha sicuramente un ruolo essenziale. E non solo per un volume produttivo e di vendita che ha visto i tre marchi (Consorzio Conegliano e Valdobbiadene, Asolo Doc e Prosecco Doc) avviare oltre frontiera 700 milioni di bottiglie per un fatturato di 1,7 miliardi. Nonostante sia ingente, tuttavia, la produzione non può essere omologata. «È invece legata a tecniche differenziate continua ancora Marina Montedoro proprio in ragione delle peculiarità territoriali da cui trae origine. La produzione legata alla zona collinare di Conegliano, ad esempio è a basso tasso di meccanizzazione. La terra del prosecco insomma, conosce e tutela le proprie specificità e ne fa motivo di distinzione». La qualità non conosce limitazione espansiva tale da calmierare la capacità produttiva. «Se ci sono conclude la Montedoro segmenti ancora disponibili alla produzione vanno occupati e valorizzati proprio nell'ottica della specificità del prodotto. Non farlo significherebbe offrire un altro vantaggio all'"italian sounding" con tutte le conseguenze negative contro le quali i produttori hanno a lungo lottato».
 

Ultimo aggiornamento: 15:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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