Fisco, riforma multe in arrivo: sanzioni in proporzione all'illecito e stop ai limiti

Lunedì in Consiglio dei ministri dovrebbe essere approvata la versione definitiva del decreto che applica la parte della riforma fiscale che rivede il sistema delle sanzioni in ambito fiscale. Si punta a molte più proporzionate agli illeciti senza limiti minimo e massimo

Venerdì 17 Maggio 2024 di R. Ec.
Fisco, riforma multe in arrivo: sanzioni in proporzione all'illecito e stop ai limiti

Praticamente pronta la versione definitiva del decreto attuativo della riforma fiscale sulle «sanzioni». Il provvedimento chiamato a rivedere tutte le conseguenze tributarie, amministrative e penali per chi non risulta in regola con gli obblighi fiscali. Il Consiglio dei ministri lo ha già pre-impostato attraverso la revisione di tre decreti del ’97 e della legge sulle cosiddette «manette agli evasori». Adesso l'ultima versione del decreto dovrebbe essere approvata lunedì nel nuovo consiglio dei ministri, anche perché serve un passo in più per far scattare le novità da settembre, in modo da avere un periodo-finestra prima di applicare i cambiamenti.

Nelle prossime settimane arriveranno i nove Testi unici, per cui si è conclusa la consultazione pubblica che ha portato a 218 osservazioni, suggerimenti e proposte di modifiche.

Provengono da professionisti, imprese, docenti universitari e addetti ai lavori. L’obiettivo è chiudere l’approvazione entro la pausa estiva, ma poi di concedere più tempo per l’entrata in vigore. Vediamo nel dettaglio cosa cambierà.

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Sanzioni dal Fisco, cosa prevede la riforma

Come spiegato dal viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, «con il nono decreto attuativo della delega fiscale, si interviene sulle sanzioni tributarie, sia amministrative che penali». Le sanzioni amministrative «verranno ridotte da un quinto a un terzo, avvicinandole ai parametri europei e introducendo un principio di maggiore proporzionalità», aveva detto questo inverno e non c’è ragione di pensare che lo schema sia cambiato.

«Per le sanzioni penali - ha aggiunto Leo - verranno adeguate le norme relative alla non punibilità agli indirizzi emersi dalla giurisprudenza, aiutando chi non può pagare per cause di forza maggiore, chi decide comunque di mettersi in regola, anche attraverso la rateizzazione, pagando l’intera imposta, le sanzioni (ridotte) e gli interessi».

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Più certezza e meno limiti

Con il provvedimento il governo punta quindi a dare più certezze sulle sanzioni applicabili a crediti d’imposta inesistenti e non spettanti, tramite una loro più puntuale definizione. Due categorie per gli inesistenti: l’assenza di requisiti oggettivi o soggettivi (con sanzione fissata al 70%) e quella in cui questa mancanza si ottiene tramite frodi (con sanzioni dal 105% al 140%). 

Ci potrebbero poi essere quattro categorie (con sanzioni più contenute al 25%): l’assenza di ulteriori requisiti (diversi da oggettivi e soggettivi) o elementi qualitativi, come nel caso della novità; il mancato rispetto delle modalità previste dalla norma (compensazione o un’altra modalità); l’utilizzo per una cifra eccedente a quella prevista; inosservanza degli adempimenti amministrativi espressamente previsti.

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La revisione dei meccanismi di riscossione

Per l'inosservanza degli adempimenti amministrativi espressamente previsti si lavora a un’ulteriore distinzione in modo da prevedere i casi in cui la sanzione possa essere ridotta a condizione che la violazione venga sanata entro una certa data. Secondo il tributarista Tommaso Di Tanno che «gli attuali meccanismi di riscossione - farraginosi e un po' datati - sono stati sottoposti a ben dure prove ed hanno mostrato numerose falle che si concentrano sia dal lato della sequenza dei meccanismi procedurali, sia dal lato della tempistica con cui i medesimi sono messi all'opera. Ed anche, occorre dirlo, dalle ripetute sanatorie che non hanno certo contribuito ad una scorrevole gestione del portafoglio crediti». Dunque occorrerebbe metterci in mano. Il professor Di Tanno aggiunge che «un tributo, infatti, esiste davvero solo se si traduce in introito e l'esazione, per quanto la si voglia incoraggiare ed edulcorare, non può non rispondere alla logica di una prestazione imposta coattivamente». 

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L'omissione del versamento

Sempre secondo il docente l'evasione fiscale negli ultimi anni si è spostata «verso l'omissione del versamento piuttosto che verso la pura e semplice sottrazione di base imponibile attraverso comportamenti di mero nascondimento della materia imponibile. E la ragione sta nella sostanziale convenienza che, specialmente i medio grandi pagatori, individuano non tanto nel sottrarsi quanto piuttosto nel ritardare versamenti che essi stessi dichiarano dovuti».

«Per cui - dice - ogni prestazione imposta deve essere sorretta da un sistema sanzionatorio caratterizzato da un'adeguata percezione repressiva. Non grida manzoniane, dunque, ma effettiva e sistematica applicazione della sanzione. Se non si trasmette questo messaggio si incentiva, nei fatti, la pianificazione dell’evasione (principalmente da omissione di versamenti). Le norme proposte tendono, nel loro insieme a ridurre la dimensione quantitativa della sanzione. Questo atteggiamento non determina di per sé significative erronee percezioni circa la antisocialità della violazione e risulta, quindi, sotto questo profilo, condivisibile. Determinanti restano, invece, la tempestività e sistematicità nell’applicazione della sanzione».

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Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 13:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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